CENNI STORICI

La thalassemia, malattia ereditaria, oggi ampiamente diffusa in una vasta parte del mondo, colpisce in alcune zone oltre il 20% della popolazione.

Questo  dato, unito alla gravità della malattia ed alla previsione di una sua ulteriore diffusione nel mondo, rendono la talassemia di estrema attualità.

La Thalassemia, dal greco “thalassa”, che significa “ viene dal mare” è stata descritta per la prima volta negli Stati Uniti di America nel 1925 dai pediatri Cooley e Lee in bambini di origine italiana e greca. Successivamente è stata osservata in molte popolazioni del bacino del Mediterraneo, da qui il nome di anemia mediterranea attribuita alla malattia detta anche anemia di Cooley.

L’attualità di questa malattia non significa però che la talassemia sia di recente origine; malgrado infatti la sua identificazione risalga solo ai primi anni del nostro secolo, questa malattia compagna dell’uomo da almeno 10.000.

Questo vuol dire che là dove sorsero le più fiorenti civiltà del passato, quasi sempre, vi era la Thalassemia.

Sembra sia stata introdotta in Italia dall’Asia minore, dai Fenici e dagli Etruschi, prima, e dai Greci, poi.

In Italia essa è più diffusa in Sicilia, in Sardegna, nel Delta Padano, nella Puglia, Calabria e Campania, in zone, cioè, una volta altamente malariche. Da allora la malattia, attraverso fasi di maggiore e minore diffusione, giunse fino a noi, tramandataci da quelle civiltà al pari della loro cultura, e insieme al loro patrimonio genetico.

Infatti, ogni carattere del nostro corpo (colore degli occhi,dei capelli, della pelle, gruppo sanguigno, fattore Rh ecc.) è regolato da un codice: il codice genetico che si trova nei cromosomi. Questo codice è formato da geni. I geni sono le schede perforate, per così dire, i “dischetti” del nostro computer. Queste informazioni in codice le riceviamo, al momento del concepimento, dai nostri genitori: metà dal padre, metà dalla madre. Alcuni di questi geni sono dominanti, cioè ne basta uno solo della coppia per manifestarsi. Gli altri, i recessivi, devono essere uguali, nella coppia, per manifestarsi (omozigote). Altri ancora, è il caso della thalassemia, sono dominanti fino ad un certo punto: allo stato omozigote danno la malattia, allo stato eterozigote danno vari gradi di portatore.

La thalassemia come le altre malattie emoglobiniche non si contraggono, dunque, si ereditano. Non sono infatti malattie infettive ma ereditarie.

 

 

COSA SONO LE THALASSEMIE

 

 

Il termine thalassemia si riferisce ad un gruppo di malattie del sangue  caratterizzate da una diminuita sintesi di uno dei due tipi di catene polipeptidiche (a o b) che formano l’emoglobinica umana adulta normale (HbA, a2 b2). Il risultato è  un diminuito contenuto di Hb nei globuli rossi ed una grave anemia. A seconda del gene interessato, il difetto è indicato come a thalassemia o b thalassemia..

Le thalassemie sono dunque,  un gruppo di disturbi ereditari dovuti ad alterazioni nella sintesi dei componenti di una molecola chiamata emoglobina.

L’emoglobina è una grossa proteina contenuta nei globuli rossi, la cui funzione è quella di catturare l’ossigeno dai polmoni e trasportarlo nei diversi tessuti. L’emoglobina raccoglie anche l’anidride carbonica prodotta nei tessuti e la trasporta ai polmoni, dove viene eliminata.

La proteina dell’emoglobina è costituita a sua volta da quattro catene proteiche più piccole (sub-unità). Negli adulti ogni molecola di emoglobina contiene due subunità dette di tipo alfa e due subunità di tipo beta.

La b thalassemia  è il gruppo emoglobinico che costituisce il maggior problema nei paesi del  Mar Mediterraneo, in medio Oriente e nelle aree Trans-Caucasiche, in India e nell’estremo Oriente; l’a lo è di meno; rarissima la delta; ipotetica la gamma.

 

 

 BETA THALASSEMIA: CAUSE GENETICHE E SINTOMI

 

 

 

Le beta thalassemie sono un gruppo eterogeneo di malattie che hanno in comune la sintesi difettosa delle catene beta dell’emoglobina. A causa della produzione difettosa di catene beta, le catene alfa si uniscono fra loro e formano degli aggregati che danneggiano la membrana del globulo rosso. Ne deriva la distruzione precoce dei precursori dei globuli rossi nel midollo ( una condizione detta eritropoiesi inefficace) e, in misura minore, la loro distribuzione nella milza (emolisi).

Il gene che codifica per la beta talassemia è localizzato sul cromosoma 11. si conoscono più di 150 alterazioni di questo gene che causano la beta talassemia. Quando entrambi le copie (materna e paterna) del gene sono difettose (condizione detta omozigosi), si può avere thalassemia major (con un quadro clinico più grave) oppure Thalassemia intermedia (una forma più lieve di thalassemia).

Quando entrambe le copie (materna e paterna) del gene sono difettose si ha la talassemia major, o morbo di Cooley, che si manifesta verso il quarto-sesto mesedi vita. L’assenza totale delle catene beta porta ad una grave anemia e a modificazioni scheletriche – perché il midollo osseo, dove vengono prodotti i globuli rossi, aumenta di volume per cercare di compensare la perdita.

I globuli rossi che vengono prodotti sono però poveri di emoglobina e vengono presto distrutti, causando ingrossamento della milza (splenomegalia). Se non viene curata, la thalassemia major può portare alla morte fra i 3 e i 6 anni di vita.

La terapia attualmente in uso consiste in frequenti trasfusioni mediamente ogni 15 giorni.

Queste comportano un accumulo di ferro nel cuore, nel fegato e nelle ghiandole endocrine che, per essere eliminato, necessita della somministrazione di un farmaco contenente deferossamina, che viene iniettato al soggetto thalassemici per mezzo di una pompa ad infusione lenta, per otto-dieci ore al giorno. E’ in fase sperimentale un sistema di infusione senza l’uso di aghi, che dovrebbe rendere questa procedura meno pesante. Oggi esiste anche un chelante orale (deferitone) che sembra dare risultati promettenti.

La talassemia intermedia è una forma attenuata di thalassemia, che si manifesta in modo estremamente variabile in individui omozigoti. I sintomi più tipici sono anemia, ingrossamento della milza (splenomegalia) e calcolosi biliare.

Le ragioni per cui alcuni individui omozigoti manifestano la thalassemia major ed alcuni la thalassemia intermedia sono diverse. Una ragione può essere il tipo di alterazione genetica (ne esistono più di 150), un’altra è la presenza di altre condizioni genetiche.

Per la thalassemia intermedia, il trattamento con un farmaco chiamato idrossiurea, ha dato risultati positivi, ed è oggi utilizzato dagli specialisti. L’idrossiurea ha effetti collaterali anche gravi, e solo uno specialista pratico di AF potrà decidere le modalità del trattamento.  

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